Da Venezia ci si trasmettevano i cotoni: il valore de' cotoni allora era otto volte maggiore che non lo è di presente: le strade del commercio oggidì sono aperte, e ciascuna nazione procura, per vendere presto, di contentarsi d'un minor guadagno; allora i pochi che lo possedevano, erano arbitri del prezzo. Ho pure osservato che allora noi prendevamo appena la metà del cotone che adesso ci spediscono gli esteri; poiché le fabbriche delle bombagine e fustagni allora non esistevano presso di noi, e questa manifattura era de' Cremonesi. Questa odierna manifattura ci porterà più di settantamila gigliati per la vendita di trentamila pezze, che attualmente ne facciamo agli esteri. La seconda osservazione cade sul lanificio. La lana ce la vendevano i Veneziani allora più a buon mercato, cioè circa il sessanta per cento meno che non vale presentemente. È probabile che molte pecore si alimentassero su i nostri prati; e che la lana fina non ci venisse da Venezia. Lo stato intero di Milano spediva allora a Venezia cinquantamila pezze di panni. Ora le cose sono cambiate. Il lanificio, preso tutto insieme, costa allo Stato l'uscita di ducentocinquantamila zecchini ogni anno; i soli pannilani dobbiamo comprarli dagli esteri per settantamila gigliati. La terza osservazione risguarda la seta e suoi lavori; allora ne ricevevamo da Venezia di seta e drappi d'oro pel valore cospicuo di ducati ducentocinquantamila; naturalmente una buona porzione si sarà rivenduta. Oggidì però l'articolo della seta, computato tutto, darà in vece l'utilità d'un milione di ducati, ossia zecchini, ed è la principale ricchezza delle nostre terre.
| |
Venezia Cremonesi Veneziani Venezia Milano Venezia Stato Venezia
|