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      Non era probabile che le altre città della Lombardia superassero il ribrezzo di farsi suddite di una città metropoli, governata a caso e senza una costituzione politica. In fatti due sole città, cioè Alessandria e Novara si dichiararono di essere fedeli a Milano; le altre o progettarono di voler governarsi a modo di repubblica indipendente, o posero in deliberazione a qual principe sarebbe stato meglio di offerirsi. In Pavia sola vi erano ben sette partiti; gli uni volevano Carlo re di Francia; altri, Luigi il Delfino; altri, il duca di Savoia; altri, Giovanni marchese di Monferrato; altri, Lionello marchese di Ferrara; altri, i Veneziani; altri, il conte di Cremona Francesco Sforza. Il Corio, che ciò racconta, non fa menzione dell'ottavo partito, che sarebbe stato quello di reggersi da sé e collegarsi in una confederazione di città libere; o meglio ancora unirsi in una sola massa e formare un governo comune. Né ciò pure terminava la serie de' mali del sistema. I banditi ritornavano alle città loro, occupavano i loro antichi beni, già venduti dal fisco ducale, e ne spogliavano gl'innocenti possessori. La rapina era dilatata per modo, che nessuno era più sicuro di possedere qualche cosa di proprio; la vita era in pericolo non meno di quello che lo erano le sostanze; il disordine era generale e uniforme; il che doveva accadere in una numerosa e ricca popolazione, rimasta priva del sistema politico, mentre con incerte mire tentava di accozzarne un nuovo. Il castello di Milano non poteva torreggiare sopra di una città che voleva essere libera e temeva un invasore; perciò con pubblico proclama si posero in vendita i materiali di q


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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