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      Era circondata la città di Milano dai soldati dello Sforza, e custodita con tanta esattezza, che egli era impossibile di ricevere alimento veruno. Un moggio di grano si vendeva a venti zecchini S'eran vendute pubblicamente e mangiate le carni dei cavalli, degli asini, de' cani, de' gatti e persino de' sorci. Morivano sulle pubbliche strade alcuni cittadini di fame. In queste estremità, cioè tre giorni prima che Francesco Sforza diventasse padrone di Milano, i capitani e difensori della libertà pubblicarono un editto per la pudicizia e morigeratezza pubblica670.
      Oltre il Corio, che minutamente descrive la desolazione di que' tempi, e la miseria di quel governo, anche il Decembrio ce ne dà un'idea colle parole seguenti: - Mediolanensium res in deterius labi caepere. Nam duce destituti, dissidentibus inter se civibus, deteriora prioribus in dies pullulabant. Non pubblica numera a populo rite gubernari; non divites onera conferre; non jussa quisquam exsequi poterat; sed veluti tempestate disjecta classis, inundante pelago, hinc inde ferebatur. Si qua in residuis militibus spes affulserat, Caroli Gonzagae ambitione turbabatur, qui ad populi dominatum improbe aspirans, longa suspicione cuncta detinebat. Qua ex causa desperatione et pavore squallebant omnia. Conjurationes ad haec a quibusdam perpetratae majorem adhuc sollicitudinem singulis injecerant. Capti siquidem plerique nobilissimi Cives, et supplicio affecti sunt: Sed nec ullorum caede mali atrocitas leniri poterat... Boni praeterea, officiis exuti, nec sibi aut aliis prodesse utiles, silentio languebant; plebs vero, inter spem metumque conjecta, onus tolerabat, dominatus dumtaxat nomine exsultans671. Questo veramente è uno de' tratti più compassionevoli e umilianti della nostra storia: vorrei poterla nobilitare esponendola; ma lo storico consecrato all'augusta verità, benché contro sua voglia, la scrive.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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