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      Uno de' primi fatti di Galeazzo lo svela. La duchessa Bianca Maria, di lui madre, si era sempre dimostrata ottima moglie, ottima madre, donna di senno, di cuore e di mente non comune. Il duca Francesco perciò l'aveva onorata ed amata sommamente. Galeazzo doveva doppiamente il ducato di Milano a lei, e per nascita, e per l'accorgimento col quale aveva dirette le cose alla morte del duca Francesco; giacché, qualora non vi fosse stata alla testa della signoria una donna del merito di lei, difficilmente Galeazzo Sforza, assente, avrebbe trovata aperta la via del trono, dove poté placidamente collocarsi. La Bianca Maria co' saggi consigli e colla autorità regolava lo Stato unitamente al duca, quasi come correggente690. L'ambizione, la seduzione di consiglieri malvagi fecero nascere la gelosia del comando; indi la visibile freddezza; finalmente la discordia palese tra il figlio ed una madre tanto benemerita. La vedova duchessa preferì la pace e il riposo ad ogni altra cosa, e divisò di portarsi a Cremona, città sua, perché recata da lei in dote, siccome vedemmo; ed ivi, lontana dalle contese, passare il rimanente de' giorni suoi, non avendo ella allora che quarantadue anni. Abbandonò la corte burrascosa di Milano; ma a Marignano con breve malattia terminò di vivere il giorno 23 ottobre 1468; e il Corio a tal passo soggiugne: se disse più de veneno che de naturale egritudine. Temeva il duca che, collocatasi a Cremona, ella potesse collegarsi co' Veneziani a danno di lui. Simili orrori non sogliono avere molti testimonii, e lo scrittore contemporaneo non può trasmettere ai posteri se non la pubblica opinione.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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