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      (1473) A tale proposito dice il Corio: da quello senato fu grandemente honorato, e per la intrinseca amicizia quale enteseno Veneziani havere lui con Galeazzo Sforza fu affirmato havergli dato il veneno; impero che in termine de puochi giorni, pervenuto a Roma, abandonò la vita693. Io non sono mallevadore de' sospetti di que' tempi: bastano però per far conoscere qual fede e quanta umanità regnassero, se così si giudicava dei governi. (1474) In mezzo ai sospetti di veleno, in mezzo alle asiatiche pompe, in mezzo ai gemiti de' popoli, oppressi dalla mole di tributi corrispondenti a quelle, l'anno 1474, il 15 marzo, venne a Milano il re d'Ungheria e di Boemia Mattia I. Egli s'era reso padrone dell'Ungheria, scacciandone Casimiro, figlio del re di Polonia, e s'era impadronito della Boemia, scacciandone Giorgio Podiebrad. Egli era stato in pellegrinaggio a San Giacomo di Galizia, e passava di ritorno a Milano. Galeazzo, che stipendiava cento cortigiani e cento camerieri, e pomposamente vestivagli, alloggiò l'ospite nel palazzo ducale colla magnificenza e profusione degna di lui. Mostrò a quel re il suo tesoro, valutato due milioni d'oro, oltre le gioie, le quali valevano circa un altro milione. Il re Mattia chiese un prestito dal duca: ed egli gli fe' consegnare diecimila ducati, ossia zecchini. Dopo lautissimo ed onorevolissimo trattamento prese commiato il re; e poich'egli fu nell'Ungheria, si lusingò il duca ch'egli avrebbegli concesso di comprarvi dei cavalli. (1475) A tal fine spedì nell'Ungheria Bernardino Missaglia, suo famigliare, con molta somma di denaro.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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