La storia è adunque, che in Milano eravi un uomo d'ingegno, erudito, eloquente e di sentimenti arditi, che aveva nome Cola Montano: si dice ch'ei fosse Bolognese695. Egli viveva col mestiere delle lettere, ed era un rinomato maestro, alla scuola di cui varii giovani nobili andavano per istruirsi. Taluno, assai versato negli aneddoti, mi asserì che questo Cola Montano fosse stato dileggiato dal duca Galeazzo Maria. Concordemente la storia c'insegna che Montano ne' suoi precetti sempre instillava nel cuore de' suoi nobili alunni l'odio contro la tirannia, la gloria delle azioni ardite, la immortalità che ottiene chi rompe i ferri alla patria, e la renda libera e felice. Egli animava gli alunni suoi a mostrare una virile fermezza, ad amare la vigorosa virtù, a cercar fama con fatti preclari. Poiché co' discorsi e cogli esempi della virtù romana ebbe trasfuso il fanatismo nelle vene bollenti degli scolari, egli coglieva l'occasione che il duca colla pompa accostumata passasse davanti la scuola; e trascegliendo i più ardenti ed audaci, mostrava loro un Tarquinio nel duca, ed una mandra di schiavi, buffoni effeminati ne' suoi magnifici cortigiani, veri sostegni della tirannia e pubblici nemici. Confrontavali co' Cartaginesi, co' Greci, co' Metelli, co' Scipioni romani. Giunti al grado del fervore al quale cercò di ridurli, collocò alcuni di essi al mestiere delle armi sotto Bartolomeo Coleoni, acciocché imparassero a conoscere i pericoli, ad affrontarli, a ravvisare le proprie loro forze696. Condotta la trama al suo termine, finalmente furono trascelti quei che egli giudicò più adattati; e furono appunto Giovanni Andrea Lampugnano, Girolamo Olgiato e Carlo Visconti.
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