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      V'era in Milano un partito contrario a Lodovico il Moro; alcuni per compassione della duchessa Bona, altri per avversione al carattere ambizioso di Lodovico, altri per vendicare le ceneri del virtuoso Simonetta, altri in fine per la naturale lusinga di viver meglio. (1485) Venne cospirato di togliere dal mondo Lodovico Sforza; e fu concertato che il giorno 7 di dicembre l'anno 1485, venendo egli, secondo il costume, alla chiesa di Sant'Ambrogio, quivi fosse trucidato. Il colpo andò a vuoto; atteso ch'egli vi fu bensì, ma entrovvi per una porta alla quale non eranvi le insidie. Se ciò non accadeva, egli spirava trafitto come il fratello, come il duca Giovanni Maria, come Giuliano, fratello di Lorenzo de' Medici. Non credo che i Gentili abusassero a tal segno de' sacri templi.
      (1489) Il duca di Bari Lodovico il Moro, poiché Giovanni Galeazzo, suo nipote, duca di Milano, giunse all'età di venti anni nel 1489, pensò di accompagnarlo colla principessa Isabella di Aragona, a cui era già stato promesso dal defunto duca. Ermes Sforza e il conte Gian Francesco Sanseverino furono destinati ambasciatori alla corte di Napoli per tal solenne inchiesta. Il Calco ce ne rappresenta la pompa. Erano questi accompagnati da trentasei giovani nobili milanesi. Fra essi vi fu una gara meravigliosa nel cambiare vestiti magnifici; chi dieci, chi dodici e chi sedici domestici conduceva seco, nobilmente vestiti di seta, con gemme e perle all'armilla del braccio sinistro. L'usanza di queste armille, ossia braccialetti gemmati, costava assai; poiché i padroni ne avevano al loro braccio del valore di settemila fiorini d'oro, ossia zecchini.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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