La vedova duchessa Isabella, coi poveri bambini suoi, stavasene in Pavia, rinchiusa entro una stanza, ricusando la luce del giorno, giacendo per tristezza sulla nuda terra, in mezzo a lugubri abbigliamenti. Ivi intese una tale proclamazione, che toglieva la sovranità anche ai meschini avanzi del giovine suo sposo, e poneva il colmo al trionfo della rivale duchessa Beatrice. (1495) Quando il popolo invidia la condizione de' signori grandi, ha egli sempre ragione? Due ministri imperiali vennero a Milano per conferire la dignità ducale a Lodovico; ed era appunto allora che si compieva il secolo in cui la stessa cerimonia erasi fatta per il primo duca. Il giorno 26 maggio del 1495, alla porta del Duomo, con stupende cerimonie, dice il Corio, ornarono Lodovico del manto, berretta e scettro ducale, sopra un eminente trono. Giasone del Maino, celebre legista, pronunziò l'orazione; poscia si andò a Sant'Ambrogio; d'unde in castello, dove furono celebrati li stupendi triumphi quanto a nostro secolo fussino d'altri; così il Corio.
Stacchiamo lo sguardo, almen per poco, dai tristi avvenimenti della politica, rimiriamo oggetti più ameni, cioè i progressi che la coltura fece presso di noi sotto il governo di Lodovico il Moro. Lodovico dapprincipio fabbricò il vastissimo claustro del Lazzaretto secondo l'uso di que' tempi; ma in appresso egli pose all'architettura per maestro il Bramante da Urbino, alla pittura, Leonardo da Vinci. Questi grandi uomini erano cari a Lodovico. Sotto la scuola di quest'ultimo si formarono Polidoro da Caravaggio, Cesare da Sesto, Bernardo Luino, Paolo Lomazzi, Antonio Boltrasio ed altri, dai quali ebbe vita ed onore la scuola milanese.
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