Gli storici contemporanei d'Italia sono una manifesta prova dei traviamenti dell'autore francese nella decantata sua opera sulla storia generale; traviamenti che io appunto ho notati, perché in moltissimi altri luoghi, riscontrandolo, hollo trovato tanto vero ed esatto, quanto elegante pensatore.
(1496) Il duca Lodovico, quantunque liberato dall'imminente pericolo, non avea peranco riacquistato quel robusto vigor d'animo, senza di cui non si preserva lo Stato negli eventi contrari. Fortunatamente la duchessa Beatrice poté far le sue veci. Si raccolsero i confederati a scacciare il duca d'Orleans da Novara. Ivi Beatrice d'Este vedeva schierarsi gli armati al suo conspecto, dice il Corio. Novara ritornò al duca. I Francesi abbandonarono il paese. La pace venne sottoscritta. Così in un anno cominciò e finì la rapidissima spedizione di Carlo VIII, senza verun frutto pei Francesi, anzi con loro danno e con danno dell'Italia. Cessato appena il pericolo dei Francesi, nacquero le solite rivalità fra gli Stati d'Italia. I Fiorentini volevano assoggettar Pisa. I Pisani si offersero al duca Lodovico, il quale, per non offendere i Fiorentini, non volle accettarli. I Pisani si esibirono ai Veneziani; e questi, sebbene formalmente non gli accettassero, destramente posero in Pisa un presidio. Lodovico, signore di Genova e dell'isola di Corsica, da Genova dipendente, non mirò con indifferenza tal fatto, per cui le forze marittime venete potevano acquistare nuovi appoggi nel mar Tirreno. Pisa era considerata città imperiale.
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