Ma il posseder Milano, mentre una fortezza, quale era il castello, era presidiata validamente dagli Sforzeschi, era un pericolo anzi che un vantaggio. Una vigorosa uscita degli Sforzeschi poteva essere funesta ai Francesi sparsi ne' conventi. Pensò dunque il Trivulzio di corrompere Bernardino da Corte castellano, giacché la strada di un formale assedio doveva esser lunga, di evento dubbioso, di molto dispendio e diminuzione delle forze francesi. Il vilissimo Bernardino da Corte, senza nemmeno aspettare un apparente assedio cominciato, pattuì il prezzo del suo tradimento, e si divisero le ricchezze depositate nel castello fra il Trivulzio, il Corte e varii altri complici. Il Corio ci racconta che tal novella arrivasse all'orecchio dell'infelice duca mentre egli cavalcava fra i Grigioni prima di giungere nel Tirolo; ma siccome il tradimento si eseguì e manifestò il giorno diecisette di settembre del 1499, cioè quattordici giorni dopo che Lodovico era già partito da Como, mi pare più verosimile la cronaca del Grumello, che dice: et ritrovandosi epso Ludovico in la cita di Insprucho in sua camera, assentato sopra il suo lecto, parlando co' suoi gentilhomini di riacquistar el stato suo di Milano, hebe nuova del perduto castello suo di porta Giobia. Leggendo le lettere recepute, intendendo nuova pessima, stando sopra di sé, non parlando come fusse muto, alciando gli occhi al cielo, disse queste poche parole; da Juda in qua non fu mai il maggior traditore di Bernardino Curzio; et per quello giorno non mosse altre parole724.
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