Il giorno 4 di febbraio 1500 il duca Lodovico rientrò in Milano per Porta Nuova, cinque mesi e due giorni dopo che l'ebbe abbandonata. Tutti i corpi politici gli andarono incontro. Mentre il duca Lodovico passava verso la Scala, dove oggidì è il teatro, venne avvisato che i Francesi, padroni del castello, facevano una sortita; il che alquanto lo sconcertò. Nulladimeno vi si pose ordine, ed egli proseguì l'intrapreso cammino al Duomo, d'onde passò ad alloggiare nella corte, su cui l'artiglieria del castello, sebbene operasse, non poté far danno, per esserne premuniti i tetti. Un giorno solo rimase Lodovico in Milano: egli passò a Pavia, lasciando al governo di Milano il cardinale Ascanio suo fratello.
Gli Sforzeschi saccheggiarono le case del castellano traditore Bernardino Corte e de' Trivulzi734. Messer Erasmo Trivulzio si avventurò di presentarsi al duca, chiedendogli perdono. Il duca, innasprito dalle vicende, lo condannò ad esser chiuso nel forno di Monza, cioè nel carcere orrendo fabbricato e sofferto da Galeazzo I735. Ma il cardinale Ascanio, più saggio, persuase al duca di non usare la vendetta. Il tempo era quello più che mai di acquistarsi gli animi colla benignità e col perdono.
Dee cagionar maraviglia il vedere come senza spargersi quasi sangue umano, ritornassero gli Sforzeschi ad impadronirsi di Milano, e ne scacciassero i Francesi. Vero è, com'è notato più sopra, che l'armata francese erasi indebolita per la spedizione dell'Allegre; vero pure è che sedicimila Svizzeri e mille corazzieri tedeschi s'erano uniti allo stipendio del duca Lodovico; che non mancava il duca né d'artiglieria né di corrispondenti munizioni: ma pure potevasi disporre colle truppe francesi un campo e disputare almeno l'ingresso nel Milanese allo Sforza.
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