Ma il duca Lodovico non aveva ereditati i talenti militari del duca Francesco suo padre. Egli era un principe colto bensì, ma non un eroe; principe di vaste idee anzi che di grandi e solide, snervato dall'avversa fortuna, privato della duchessa, abbandonato a consigli vacillanti. Avrebbe dovuto cimentarsi coll'armata francese; ma invece levò le tende e trasportò il suo campo sotto Novara, che era in poter de' Francesi sotto il comando del conte di Musocco, figlio del maresciallo Trivulzio. Il duca promise il sacco di Novara; il che era in quei' tempi un diritto militare, allorché per assalto e senza capitolazione veniva presa una città. Alcuni cittadini novaresi segretamente intrapresero a concertare col Moro per introdurlo nella città. Novara era assai ben munita, né facil cosa era l'impadronirsene. La prima condizione che i cittadini vollero, fu quella di aver salve le cose loro. Il duca, contentissimo per sì inaspettato mezzo, che spianava ogni ostacolo, a tal condizione aderì, e così entrarono gli Sforzeschi in Novara; sicché a stento poté appena per la porta opposta correre a salvamento quel presidio. Ciò accadde il giorno 20 di marzo 1500. I soldati si posero a saccheggiare a norma della parola datane loro dal duca; ma egli nuovamente lo proibì; il che sempre più alienò da lui l'animo di quell'armata, composta di soldati che non aveano legame veruno col duca; gente collettizia, radunata allora allora per la speranza di far bottino, e che vedevasi delusa e quasi schernita dal duca, malgrado la sua parola, e malgrado anche i loro diritti militari.
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