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      Il giorno precedente cadeva la solennità del Corpus Domini, ed il re, con sette cardinali, col duca di Savoia, e i marchesi di Monferrato e Mantova, e una schiera di ministri esteri, aveva decorata la solita processione. La comparsa militare consisteva nel mostrare l'attacco di una fortezza. Erasi accomodato, a foggia di una ròcca, a quest'oggetto, il palazzo dove soleva dimorare il governatore, ch'era Carlo, gran maestro d'Amboise, succeduto al cardinale di Rohan746. A difendere il forte, stavano esso governatore, il marchese di Mantova e il maresciallo Trivulzio, con cento uomini d'armi. L'attacco si faceva con forti bastoni, e tanto fu l'ardore, che alcuni vi rimasero morti, molti feriti; e la cosa era talmente impegnata, non volendo alcuna delle due parti cedere, che, per evitare una funesta scena, dovette il re in persona porsi di mezzo. Un mese e mezzo dimorò il re Lodovico questa seconda volta in Milano, d'onde partissene il giorno 11 luglio alla vòlta di Savona, per abboccarsi col re di Spagna, e concertar il matrimonio della sorella del duca di Nemours con quel re. I Veneziani, vedendo che il re Lodovico XII si era con facilità impadronito di Genova, cominciarono a temere questo potentissimo vicino, che aveano incautamente invitato ed assistito. Mossero delle pratiche per animare l'imperator Massimiliano, il quale aveva alla sua corte i due esuli principi Massimiliano e Francesco, figli del duca prigioniero. Non poteva il capo dell'Impero considerare mai come legittima l'invasione fatta dal re di Francia nel Milanese.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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