Il re era preceduto da carri dorati, che rappresentavano le città sottomesse, alla foggia de trionfi romani. S'era preparato un magnifico carro trionfale, tutto dorato e condotto da quattro cavalli bianchi, coperti superbamente di ricamo, e scortato da ventiquattro pomposi custodi; ma il re non volle ascendervi e rimase a cavallo, corteggiato da gran numero di principi, conti e marchesi, ducento gentiluomini francesi, e molti gentiluomini milanesi sì superbamente vestiti, che il più domestico abito era semplice broccato; così il Prato. Il re poco dopo tornò in Francia747.
Mentre i Francesi riunivano al ducato di Milano Brescia, Bergamo e Como, l'imperatore possedeva Verona, Vicenza e Padova; e il papa s'era reso padrone di Ravenna, Cervia, Imola, Faenza, Forlì, Rimini e Cesena. Ma, come accade sempre alle forze collegate, che i separati interessi de' soci le scompongono ben tosto, così riuscì ai Veneziani di riprendere Padova. Poco dopo, segretamente il papa fece pace co' Veneziani, ed ottenne la signoria delle città che avea conquistate nella Romagna, con di più il patto che la Repubblica non mai occupasse Ferrara. Così, mancando il papa di fede alla Lega, questa cessò, e ciascuno si rivolse a provvedere a' casi suoi.
Capitolo XXI
Lodovico XII, re di Francia, perde il Milanese, ove è riconosciuto Massimiliano Sforza, ottavo duca
Dopo la vittoria di Agnadello, il re di Francia Lodovico XII aveva ottenuta dall'imperatore Massimiliano l'investitura del ducato di Milano collo sborso di centocinquantacinquemila scudi d'oro748. Così quell'augusto parve che sagrificasse i due suoi cugini germani, Massimiliano e Francesco Sforza, spogliandoli di quel diritto ch'ei medesimo aveva dato ad essi nell'investitura di Lodovico il Moro, loro padre.
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