Dopo la battaglia di Ravenna, in cui si disse che rimasero morti sul campo ottomila fanti e mille cavalieri pontificii, e prigionieri il viceré di Napoli don Pietro di Navarra, il cardinale dei Medici, il marchese di Pescara, Fabrizio Colonna, il marchese di Padule, il figlio del principe di Melfi, don Giovanni Cardona ed altri; l'armata francese, sebbene vincitrice, si trovò talmente rovinata, che il cavaliere Bayard, nella lettera citata, assicura757 che in cento anni di tempo la Francia non poteva risarcire la perdita che aveva fatta. Dopo questa tal battaglia, il papa Giulio II sempre più si strinse co' Veneziani per discacciare i Francesi, i quali a nome del concilio avevano cercato di occupar la Romagna. L'interesse dei Veneziani consigliavali a dar mano alla rovina dei Francesi per ricuperare Brescia e il restante della terra-ferma, e collocar sul trono di Milano un principe da cui non dovessero temere invasione. Innoltrò il papa i suoi maneggi coll'imperatore Massimiliano per restituire il ducato di Milano a Massimiliano Sforza, cugino dell'imperatore medesimo. L'imperatore, con un proclama, richiamò alla patria tutti i Tedeschi che militavano nell'armata francese; e questi abbandonarono i loro stipendi, resi poco sicuri; e sempre più s'indebolirono le forze comandate dal signor de la Palisse. Dall'attività di papa Giulio II gli Svizzeri incessantemente animati, scesero questi nuovamente in Italia; e profittando della confusione e debolezza de' Francesi, occuparono i tre baliaggi di Lugano, Locarno e Mendrisio, i quali continuarono a possedere gli Svizzeri dappoi, come al presente.
| |
Ravenna Napoli Pietro Navarra Medici Pescara Fabrizio Colonna Padule Melfi Giovanni Cardona Bayard Francia Giulio II Veneziani Francesi Romagna Veneziani Francesi Brescia Milano Massimiliano Milano Massimiliano Sforza Tedeschi Palisse Giulio II Svizzeri Italia Francesi Lugano Locarno Mendrisio Svizzeri
|