Cominciò la mischia il giorno 14 settembre, due ore prima del tramontar del sole781. Durò ferocemente sino alle quattro ore della notte, non volendo né cedere i Francesi, né ritirarsi gli Svizzeri. Le tenebre si accrebbero al segno, che fu indispensabile il cessare, pioché non si distinguevano più gli amici dai nemici. Il re profittò di quell'intervallo, spedì ordine all'Alviano, comandante de' Veneti, acciocché si presentasse tra Milano e San Donato. Passò il re il rimanente della notte, animando e disponendo i suoi, e giacque in riposo sopra un cannone. Al comparire dell'aurora, più accaniti che mai, ritornarono al loro impeto gli Svizzeri, ed i Francesi con fermezza lo sostennero e rispinsero. Si sparse voce fra gli Svizzeri che l'Alviano marciava per coglierli alle spalle. Laonde, spossati dalla enorme fatica, disperando di superare i Francesi comandati dal loro re, vedendosi in pericolo di ritrovarsi fra due fuochi, piegarono alla vòlta di Milano. Affermava il consentimento comune, dice il Guicciardini782, di tutti gli uomini, non essere stata per moltissimi anni in Italia battaglia più feroce... Il re medesimo, stato molte volte in pericolo, aveva a riconoscere la salute più dalla virtù propria e dal caso, che dall'aiuto de' suoi... in maniera che il Triulzio, capitano che aveva vedute tante cose, affermava questa essere stata battaglia, non di uomini, ma di giganti; e che diciotto battaglie alle quali era intervenuto, erano state, a comparazione di questa, battaglie fanciullesche.
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