Vi si contarono morti sul campo più di quindicimila Svizzeri e seimila Francesi. Il Trivulzi vi corse pericolo: ei s'era impegnato fra le alabarde e le aste nemiche per salvare un suo alfiere, già circondato dagli Svizzeri; ebbe ferito il cavallo, il suo elmo privato de' pennacchi; era ridotto al punto di essere oppresso dal numero, se non veniva un drappello de' suoi, che lo trasse a salvamento. Il re ebbe il cavallo ferito, e nella persona ricevé molte contusioni, e vi combatté come ogni altro soldato: vi si distinsero il contestabile di Bourbon, il conte di San Pol. Il conte di Guise ricevette molte ferite; rimase sul campo Francesco di Bourbon, fratello del contestabile, che aveva il titolo di duca di Castelleraud; vi rimasero morti parimenti Bertrando di Bourbon Carenci, un fratello del duca di Lorena e del conte di Guise, il principe di Talmont, i conti di Sancerre, di Bussi, d'Amboise, di Roye ed altri783. Il cavaliere Bayard, quegli che aveva e meritava il titolo di Cavaliere senza tema e senza macchia, in quella memorabile azione fece prodigi di valore, per modo che il re di Francia medesimo, Francesco I, dopo ottenuta la vittoria, volle ivi sul campo essere creato cavaliere per mano del valoroso Bayard. Gli Svizzeri mal conci sopravissuti a quella carneficina ritornarono a Milano, ed io li rappresenterò colle volgari, ma ingenue parole adoperate da un merciaio che allora aveva bottega aperta in Milano, e si chiamava Gian Marco Burigozzo: tanto che fu la rotta a questi poveri Sviceri, et se comenzorono a voltare, et vennero a Milano quelli pochi che erano avanzati, et tutti avevano bagnate le gambe, et questo era perché il signor Giovan Jacopo, come astuto capitano, venendo li Sviceri in campo su un certo prato, et lui li dette l'acqua, per modo che la fu una gran ruina a quelli poveri Sviceri, tanto che a Milano non se ne vedeva altro se non ammalati et homeni maltrattati, in modo che pareva che costoro fusseno stati in campo dieci anni, tutti polverenti dal mezzo in suxo, et dal mezzo in giuxo bagnati, tanto che li homeni de Milano, vedendo tanta desgrazia, tutti si miseno sulle porte ovver botteghe, chi con pane, et chi con vino, a letificar li cori di questi poveri homini, et questo facevano a honor di Dio, et per tutto questo dì non cesorno de venire poveri Sviceri, tutti malsani, et il più sano durava fatica a star su in piedi784.
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