Nella Germania le nuove dottrine di Lutero s'andavano spargendo; già varii sovrani le proteggevano; e correva rischio il papa di perdere del tutto la Germania, se Carlo V, vigorosamente opponendosi, non avesse posto al bando dell'Impero il promotore de' nuovi dommi, il quale sarebbe stato facile, dandogli qualche dignità o qualche modo onesto di vivere, di farlo pentire degli errori suoi, dice il Guicciardini803, se il cardinal Gaetano, legato apostolico, colle ingiurie e colle minacce non l'avesse spinto al disperato partito che prese dappoi. Il papa per questo gravissimo oggetto della Germania avea bisogno di tenersi amico l'imperatore. Il papa non perdeva di vista Ferrara, Parma e Piacenza, e, collegandosi con Carlo V per discacciare i Francesi da Milano, otteneva di staccare nuovamente dal ducato di Milano queste due città, già usurpate da Giulio II, e di consegnare il rimanente del ducato a Francesco Sforza. Segretamente si andava concertando la lega fra Carlo V e Leone X. Francesco Sforza stavasene a Trento. L'imperatore gli assegnò centomila scudi, ed ottantamila gliene assegnò il papa, colle quali somme poté assoldare degli Svizzeri, a ciò aiutato dal cardinal di Sion804. I Fiorentini, il marchese di Mantova entravano nella lega contro dei Francesi. Motto confidavano e Cesare e il papa sulla buona volontà de' Milanesi, l'affetto dei quali molto doveva contribuire all'esito della guerra. E questo motivo fu quello per cui dal Morone vennero essi chiamati a Reggio, di che veggasi l'opera, poco sinora conosciuta, ma che merita di esserlo, del Sepulveda: de Rebus gestis Caroli V imp. et regis Hisp., autore contemporaneo, che scriveva i fasti del monarca al quale serviva, e dal quale anche a voce poteva chiedere istruzione de' fatti che esponeva in buon latino nel di lui regno.
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