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      La duchessa d'Angoulême voleva che si ricuperasse il ducato di Milano, come lo bramava pure il re; ma voleva che l'onore di quest'impresa venisse accordato all'ammiraglio Bonnivet, e il re al solito accondiscese. Trentamila fanti e duemila uomini d'armi furono posti in marcia sotto il comando di Bonnivet, creatura della duchessa d'Angoulême; e questo Bonnivet fu poi cagione della totale irreparabil rovina de' Francesi e della prigionia dello stesso re, siccome vedremo. Il vecchio generale de' collegati Prospero Colonna, non trovandosi forte a segno di sostener l'impeto di quest'armata, che s'incamminava verso del Milanese, divise ne' presidii i soldati. Diè Pavia da comandare al Leyva, per sé tenne il comando di Milano. Mentre si disponeva questa invasione, il duca Francesco Sforza fu in pericolo colla sua morte di lasciare più libero il campo alle ragioni del re di Francia; poiché, venendo egli da Monza a Milano a cavallo, ed avendo ordinato alle sue guardie di stargli lontane per non soffrire la polve che alzavano col calpestio, se gli accostò Bonifazio Visconti, giovine di nobilissima famiglia, e giunto ad un quadrivio, a tradimento sfoderò una daghetta e tentò di percuotere il duca nella testa; ma il movimento del cavallo fe' sì che appena leggermente lo ferì sulla spalla. Questo Bonifazio era assai domestico dell'eccellenza del duca, dice Burigozzo, il quale asserisce essere accaduto il fatto nel giorno 21 d'agosto 1523. L'assassino profittò del velocissimo suo corsiero, e poté salvarsi nel Piemonte837. Il duca ritornossene a Monza.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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