Comandò dunque il duca ai Milanesi che non irritassero i nemici, piegassero ai tempi, e confidassero nell'aiuto della Divinità e nella fortuna di Cesare. Egli partì da Milano il giorno 3 di ottobre, e si collocò a Soncino nel Cremonese col viceré di Napoli Carlo Lannoy. Il re di Francia entrò nel Milanese il giorno 23 ottobre 1524. Si trattenne a Vigevano, e spinse a Milano il marchese di Saluzzo854. Tutto ciò seguì senza contrasto alcuno e senza spargimento di sangue, poiché pochi erano gli armati, e il fiore di questi si ricoverò in Pavia sotto il comando di Antonio Leyva855. Ben è vero che il Bourbon e il Pescara, appena intesero la marcia del re, che, abbandonando Marsiglia, per le riviere marittime passarono per aspri colli856, e con mirabile celerità volarono con rinforzo alla difesa del Milanese, e in venti marce, vicenis castris, dice Sepulveda857, si trovarono a Pavia nel giorno medesimo in cui il re giunse a Vercelli, cioè il giorno 20 di ottobre anzidetto858. I Francesi, impadronitisi della città di Milano, posero l'assedio al castello, presidiato da seicento spagnuoli. Dice il Guicciardini che il re dispose con laude grande di modestia e benignità, che ai Milanesi non fosse fatta molestia alcuna859. Il povero nostro merciaio Burigozzo, ch'era testimonio di vista, scriveva che i Francesi facevano tanto male per Milano, che non saria possibile a poter narrare, e de robare et de logiare senza discrezione, et non tanto il logiare, ma volevano le spese et denari, et andavano in le caxe dove li era buon vino et lo voleveno, et così d'altro, ecc.
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