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      Pavia era stata riparata; era luogo assai forte, ed ivi eranvi ricoverati i soldati migliori. Il re si propose d'impadronirsene, sicuro che, fatto un tal colpo, ei si rendeva assoluto padrone del Milanese. Ma tale era l'avversione che il crudele Lautrec aveva stampata negli animi de' popoli per la dominazione francese, che tutti i cittadini, i mercanti, le donne istesse esponevano la vita per difendersi, contro de' Francesi; il che si vide prima in Milano, poi in Pavia; dove, postovi l'assedio dal re, talmente erano amici e confidenti i cittadini co' soldati, che vivevano come fratelli, s'esponevano ai pericoli, tutti indistintamente, soldati e cittadini; il denaro de' cittadini era offerto per accontentare i soldati che non avevano paghe; i mercanti di panno vestivano i soldati, acciocché reggessero al freddo, e vedevansi prodigi di valore e di buona armonia. La cronaca del Verri descrive un fatto in cui i soli cittadini respinsero i Francesi, i quali da Borgo Ticino per un sotterraneo erano penetrati al disopra del ponte levatoio; e, sbigottiti dalla sorpresa alcuni pochi Tedeschi che vi stavano in fazione, essendo essi fatti prigioni, i soli cittadini, diceva, si opposero, e diedero tempo al Leyva di accorrere co' suoi, senza di che Pavia era presa. Il Tegio ci racconta che una delle più illustri matrone, Ippolita Malaspina, marchesa di Scaldasole, non si sdegnò con quelle belle e bianche mani portare le ceste piene di terra al bastione, e con parole ornate e piene di efficacia accendere li animi de cittadini e de' soldati alla difesa.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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