E quando vidi che gli editori della ristampa della storia, confidando nella mia buona volontà, nel chiudere il terzo volume contrassero col pubblico l'impegno di dare riveduto e compito per mia mano il restante dell'opera, me ne incaricai di buon grado senza che ben sapessi ciò che si sarebbe potuto da me mantenere, e mentre non abbastanza conosceva sino a qual segno avrei potuto giovarmi de' materiali lasciati dal conte Verri, né quanto avrebbe importato la riforma del centone del canonico Frisi. Il che feci, per quella costanza di affetto e di venerazione che mi unirono all'autore nell'ultimo periodo della sua vita, e per un dovuto ricambio della benevolenza con cui mi distinse, benché io avessi allora oltrepassato appena i ventiquattro anni; e da ciò altronde ne venne che soltanto alcuni mesi dopo la fatta promessa mi trovai posto in grado di dare incominciamento all'opera, coll'essermi stati dal figlio dell'autore, istruito e cortese cavaliere, comunicati i manoscritti contenenti le prime tessere da quello predisposte per il proseguimento della storia. Ho quindi dovuto protrarre quasi d'un anno l'allestimento di questo quarto volume; né altro da me si è potuto per compensarne il ritardo, se non che adoperarvi la possibile diligenza onde reggesse con minore vergogna al paragone del lavoro che lo precede.
Nella seguente esposizione intorno all'opera del conte Verri e al merito di essa, e di quanto si è fatto dal canonico Frisi e da me per proseguirla, sarò possibilmente breve, e per tal modo con minor noia de' lettori riuscirò più presto a sdebitarmi.
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Verri Frisi Verri Frisi
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