Qualora si prescindesse dall'avvertire che avevasi a fare con un soggetto che avea trascorsa la più gran parte e la migliore della sua vita tra le lettere, la filosofia e le gravi incombenze di alte e difficilissime magistrature, altre e più sode avvertenze potevano esser fatte intorno alla sua opera storica, e alcuna se ne fece, ma con quella moderazione che si addice agli uomini veramente dotti parlando di persona rispettabilissima. Non meno l'abate Cisterciense Angelo Fumagalli, che il conte Gian-Rinaldo Carli, l'uno nelle Antichità longobardico-milanesi, e il secondo nelle Antichità italiche rimarcarono e dimostrarono l'esagerazione sostenuta dal nostro autore, d'essere stata Milano pressoché distrutta dalla vendetta del generale de' Goti Uraia. Scarsa nella Storia di Milano, più che non potevasi, è la parte storica e politica delle dominazioni barbare, e alla sterilità delle notizie si aggiunse per i tempi dei Longobardi l'adozione de' volgari pregiudizi intorno alla loro rozzezza e brutalità, dimostrate insussistenti da una critica più diligente e più severa; per i quali due oggetti merita particolar lode un altro patrizio, il marchese Giuseppe Rovelli, il quale, nelle Dissertazioni Preliminari della sua Storia di Como, con meno alti voli, ma con più pazienza, illustrò in particolare la legislazione de' Barbari che tra noi dominarono. Mentre s'incontrano nella Storia del Verri varie discussioni di fatti oscuri o disputati, condotte con isquisita diligenza, quale tra le altre è quella delle lunghe e sanguinose contestazioni agitate tra il clero milanese nei secoli IX e X per il celibato de' preti, alcune inesattezze vi si rimarcano all'opposto, pure in argomenti parziali; e basterà il citarne alcuni esempi.
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