Non è che verità il dire che la ricerca, il rinvenimento, la scelta di que' molti pregevoli atti, è dovuta soltanto alla diligenza e al noto spontaneo zelo per i progressi de' buoni studi delle antichità patrie di don Michele Daverio, che, fino alla cessazione del regno d'Italia, presiedette alla direzione del ricchissimo archivio di governo, detto di San Fedele, dove la mole preziosa di tutte le carte precedenti dalla dinastìa degli Sforza trovavasi concentrata e pressoché intatta; e che il cavaliere Rosmini appena salutò di uno sguardo alcuni de' copiosi documenti stati trascritti ed editi a grandi spese dal suo generoso mecenate: la quale cortesia egli rimeritò allora in più lettere (ch'io possiedo) con profuso rendimento di grazie, ma nessuna menzione ne fece poi nel pubblicarli; egli che si smania nel mostrarsi riconoscente verso le viventi illustri persone che il fornirono di minimi aneddoti, i quali con affettata premura inserì almeno nelle note della sua prolissa istoria; egli che non avea dimenticato il nome di quegli cui di tanto era debitore, avendolo citato alla pagina 305 del volume II, come raccoglitore di alcune Memorie stampate, però stortamente indicandolo come archivista della città; egli che in tutte le sue opere, e più nella storia di Milano, si mostra con ragione così tenero dell'osservanza de' precetti della buona morale, tra i quali al certo non è l'ultimo quello di dare a ciascuno il suo e la gratitudine de' beneficii, e che tanto s'incollerisce allorquando si avviene in esempi contrari; egli infine che, per la f
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