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      Con notabile mala fede ha mutilato, alla p. 242, il transunto della risposta di Carlo V al breve del papa, trasmessogli per mezzo del suo nunzio Baldassare Castiglione; ed a convincersene basta il confronto del suo e del mio testo, il qual ultimo è preso letteralmente dai manoscritti del Verri. Nel racconto dell'assassinio legale del Maraviglia, alle pp. 284-286, oltre le stemperature con cui il Frisi sconciò abitualmente il testo del suo autore, ne travolse pure il senso. Verri dice:
     
      Sembra che il duca, sempre sotto gli occhi e la sorveglianza di Antonio de Leyva, non potesse sopportare la meschina figura che faceva, e cercasse pure qualche mezzo per liberarsi da sì umiliante condizione, e a ciò debba attribuirsi la brama di avere un ministro del re di Francia, col quale all'occasione prendere un concerto; ma inopportunamente svelatasi la cosa, siasi il duca ridotto al miserabile partito di tradire atrocemente il dovere più sacro a fine di disarmare lo sdegno dell'imperatore.
     
      Il Frisi, volendo variare, secondo il suo costume, ne inverte del tutto il senso, dicendo stranamente... Ma sciaguratamente svelatasi la cosa, siasi il duca ridotto al miserabile ripiego di non si curare dei patti solennemente giurati con Cesare, e di cercare a ogni modo pretesti di romperla seco lui, ed impegnarlo in nuove guerre col di lui gran rivale Francesco I. Se non si avessero altre prove della cultura d'ingegno del canonico Frisi, a giudicarlo dal riferito passo, si dovrebbe conchiudere ch'ei non capiva quello che leggeva né quello che scriveva.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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