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      Anzi fino alla metà circa del secolo decimosettimo non ho voluto riportare altri fatti, fuorché quelli accennati da esso nelle sue Memorie, come destinati per il proseguimento della storia; ma li riscontrai alle fonti, e diedi loro quello sviluppamento che l'autore solevasi riservare nel dar forma al suo lavoro. Perciò ho intralasciato più cose che poteva avere pronte, e che (per valermi di una frase d'uso, benché poco modesta) avrebbero potuto illustrare maggiormente l'opera, come, per esempio, l'esposizione de' tributi straordinari imposti allo stato di Milano nei regni infausti e turbolenti di Carlo V e di Filippo II, per cui il solo Mensuale fu quadruplicato sotto diversi nomi; mostrare che in que' sovrani l'ambizione e l'alterigia erano pareggiate dall'indifferenza sulla sorte de' popoli, sicché le guerre erano per sistema intraprese e condotte senz'alcuna predisposizione per gli approvvigionamenti e per le paghe, e gli eserciti vivevano di rapina e a discrezione a carico de' miseri sudditi; estendermi in maggiori prove dell'annichilamento di tutte le sorgenti della prosperità pubblica, allorché i flagelli fisici, la fame e la peste, si collegarono coll'inerzia e coll'indolenza quasi asiatica de' re successivi e colla brutale onnipotenza de' governatori; svolgere l'influenza esercitata sulla nazione dalla lunga durata e dalla scandalosa pubblicità delle controversie giurisdizionali, e altri fatti recarne, quali furono quelli col vescovo di Pavia per la dipendenza metropolitana, di che tratta Bernardo Sacco, e per l'immunità de' coloni ecclesiastici, che diede occasione a un celebre consulto del Menochio, allora presidente del senato.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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