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      Tutto però segretamente si fece nel tempo in cui durava l'assedio di Pavia. (1525) Frattanto il vicerè Lannoy aveva sprovveduto il regno di Napoli di soldati, i quali erano in marcia alla vôlta del Milanese; laonde il re staccò il principe Stuardo di Scozia, duca d'Albania, con ducento lance, seicento cavalleggieri e quattromila fanti, e comandògli di marciare verso Napoli per occupare quel regno; la quale sconsigliata impresa lo indebolì poscia a fronte de' nemici, e fu una delle cagioni delle rovina della sua armata e della perdita della sua libertà. Il Lannoy non si curò di far correre dietro al duca d'Albania, e unicamente rese avvisati i comandanti de' presidii del Napolitano per la difesa; per tal modo schivò il pericolo di perdere il Milanese col Napoletano, e poterono le forze rivolgersi tutte al soccorso di Pavia. La marcia de' Francesi attraverso lo Stato pontificio, il transito delle munizioni fatto per Piacenza e Parma, possedute dal papa, svelarono tosto agl'Imperiali che il papa s'era unito col re; sebbene non apertamente si fosse dichiarato di essere lui nimico dell'imperatore Carlo V. Pensò il re di rinforzare la sua armata, ordinando che i suoi Francesi acquartierati in Savona marciassero a Pavia, senza avvertire che dovendo coteste milizie passare ne' contorni di Alessandria, presidiata da' Cesariani, non erano sicure nella loro marcia. In fatti Gaspare del Maino, comandante di quel presidio, fece prigioniere tutto quel corpo. Frattanto al Lannoy giunsero dodicimila Lanschinetti tedeschi, e quindi si trovò alla testa di diciottomila fanti, settecento uomini d'armi ed altretanti cavalleggieri.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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