L'ammiraglio Bonnivet ebbe il comando di quella giornata. Il campo francese, esteso più di tre miglia, era postato in guisa che impediva l'ingresso da ogni parte in Pavia, comunicava col parco di Mirabello, e dominava vantaggiosamente la campagna. Il duca d'Alençon col corpo di riserva era a Mirabello; la prima linea era comandata dal maresciallo di Chabannes, il corpo di battaglia lo era dal re. Il marchese di Pescara si determinò di entrare pel parco di Mirabello, e di soccorrere Pavia, con questa mira che, se i Francesi scendevano dal campo per difendere il parco, perdessero il vantaggio della loro posizione, ed egli dêsse loro battaglia; se non dipartivansi, facil cosa era il superare il duca d'Alençon, ed alla vista de' Francesi portare tutto il soccorso a Pavia. Tre ore prima del giorno il marchese di Pescara si mise in ordine per attaccare il re. Divise l'esercito in più corpi. Il primo lo diede ad Alfonso d'Avalo, marchese del Vasto, di lui nipote, composto di cinquemila fanti e cinquecento cavalli. Il secondo a Giorgio Frandsperg, di quattromila fanti. Un corpo di riserva fu affidato al nipote del viceré di Napoli. Il viceré Lannoy comandava un corpo di cavalli. Un altro corpo di cavalli lo comandava il duca di Borbone. Altri minori drappelli dispose il Pescara, i quali al cominciare l'attacco si trovarono alle spalle dei Francesi, alle diverse porte del muro del parco. Il marchese avea fatto porre a tutti i suoi una camiscia sopra le armi, perché nella oscurità della notte si potessero conoscere fra di loro: stratagemma imitato nella Slesia nel 1757. Prima dell'alba del 24 febbraio, mentre si avanzavano a Mirabello, gl'Imperiali fecero de' finti attacchi con molto fragore d'artiglieria, acciocché non si sentisse quanto accadeva a Mirabello.
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