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      Egli aveva il soprannome di gran maresciallo di Francia.
      Il re faceva prodigi di valore, e si riconosceva da un manto di tela d'argento (cotte d'armes), e dal cimiero fregiato di copiose e lunghe piume. Di sua mano egli uccise Castriotto, marchese di Sant'Angelo, ultimo discendente degli antichi re d'Albania, che contava per suo avo paterno Scanderbeg. Il re si batté lungamente con un gentiluomo della Franca Contea, per nome Andelot, e lo ferì nella faccia. Il marchese di Pescara con mille e cinquecento archibugieri Baschi piombò sulla gendarmeria del re. Costoro, scaricato l'archibugio, con mirabile disinvoltura si nascondevano, caricavano, e ritornavano a ferire. Il re, per coglierli, dilatò i suoi gendarmi; e gli archibugieri, penetrati e sparsi per entro, in meno d'un'ora rovinarono il corpo invincibile della gendarmeria francese. La Tremouille cadde ferito nel cranio e nel cuore. Il gran scudiere Sanseverino cadde moribondo. Guglielmo di Bellai Langey, vedendolo cadere, scese da cavallo per dargli soccorso: non ho più bisogno d'alcun soccorso, disse il moribondo, pensate al re, e lasciatemi morire. Luigi d'Ars, il conte di Tournon caddero morti. Il conte di Tonnerre appena poté essere riconosciuto fra i morti, tante erano le ferite della sua faccia! Il barone di Trans stavasene all'ala sinistra sotto il comando del duca d'Alençon, assai malcontento di dover trovarsi nella inazione. Il figlio suo unico era nel corpo del re, e, dopo d'aver combattuto ed esaurite le sue forze, si ritirò presso del padre.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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