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      Quindi fecegli desiderare di andare in Ispagna. Tutto fu segretamente concertato, fingendosi di condurlo a Napoli per custodia più sicura. Venne destinato a scortare il re in Ispagna, a preferenza del marchese di Pescara, a cui principalmente dovevasi la insigne vittoria di Pavia. Preferenza ingiuriosa, e che perciò produsse nel Pescara una palese malcontentezza di Cesare, ed un'inimicizia aperta col Lannoy, da cui poscia derivarono gravi conseguenze. Pertanto, sul fine di maggio, scrive il Muratori888, scortato esso re da trecento lance e da quattromila fanti spagnuoli, fu menato a Genova, dove, imbarcatosi con dieci galee genovesi ed altretante franzesi, ma armate dagl'imperiali, in compagnia del viceré Lanoy, arrivò poscia a Madrid; dopo però di essere stato per qualche tempo rinchiuso nella fortezza di Xsciativa nel regno di Valenza, dove i re di Arragona anticamente custodivano i rei di Stato, siccome è concorde testimonianza degli storici. Il capitano Alarçon fu assegnato custode del re, da quando, prigioniero, fu tradotto a Pizzighettone, fino al termine del suo destino in Madrid. La permanenza del re in Pizzighettone fu di settantanove giorni, quanti se ne contano dal giorno 28 febbraio sino al 18 maggio, in cui accadde il suo trasporto in Ispagna889.
      Il papa Clemente VII, poco fidando nella precaria convenzione di Roma, cominciò a temere che Carlo V, coll'occasione di venire ad essere incoronato, non s'impadronisse della Romagna, e fors'anco della stessa Roma, facendo rivivere le antiche pretensioni; il che non poteva avere ostacolo, singolarmente colla dominazione ch'egli avea del regno di Napoli.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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