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      Il marchese di Pescara ascoltò la proposizione con apparente favore; soltanto mostrò d'avere avanti gli occhi la fortuna e la potenza di Carlo V, e le difficoltà da superarsi. Si protestò interessatissimo per la salute della patria. Per lo che il Morone gli svelò il piano della lega già fatta fra il papa, i Veneti, i Fiorentini, lo Sforza, il re Arrigo d'Inghilterra ed il regno di Francia. Il Pescara destinò di tenerne più comodamente discorso in casa, attesoché questo primo cenno se gli era dato sulla spianata del castello di Milano. Ma diffidando egli di un'impresa dipendente da tanti interessi combinati, e facili a sciogliersi, concepì il piano di comparire fedele all'imperatore, ed ottenere in premio il ducato di Milano, col pretesto della fellonia di Francesco Sforza898. All'intento quindi di aver le prove dell'ordita trama, nascose Antonio de Leyva dietro i parati della stanza, ed ivi insidiosamente indusse il Morone a palesargli il piano della lega. Comunicato il fatto a Cesare, questi lodò la condotta del marchese di Pescara, il quale, per non romperla col Morone, mostrossi pronto, soltanto che venissero tolte le inquietudini ch'egli provava internamente col tradire l'imperatore che lo stipendiava; al che si tentò dal papa di rimediare. Pontifex, fallacibus quibusdam, sed a juris specie ductis argumentis, Marchioni persuadere nititur id facinus ab ipso pie atque sancte patrari posse899. Gli ordini di Cesare volevano che venisse imprigionato il Morone per avere giuridicamente le prove della lega, e soprattutto contro il duca Francesco Sforza.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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