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      Un solo uomo di autorità si pose a governare il movimento popolare, e fu messer Pietro da Pusterla, il quale fu forse il solo nobile che prese questo partito: così il Burigozzo. Accerta poi il Grumello che il popolare derubato al Cordusio era un artigiano sellaro; che venne dal popolo saccheggiata la corte; bruciate tutte le carte che vi si trovavano; forzate le carceri, e data la libertà ai prigionieri. Antonio de Leyva e il marchese del Vasto si appiattarono ne' loro alloggiamenti in Porta Comasina, facendo barricare con carri le strade all'intorno, presidiandole e ponendovi artiglieria. Il popolo tutta la notte fu in armi, e alla più larga imboccatura delle strade barricate con grande animoso impeto si spinse; ma i cannoni l'obbligarono a piegare. Dal castello fecero un'uscita gli Sforzeschi verso Porta Vercellina, ma la sostennero i tremila Tedeschi che custodivano il passo. Le truppe cesaree ch'erano di fuori, parte chiamate, parte accorse all'annuncio del tumulto, irruppero nella città, e la strada chiamata dell'Armi (ossia degli Armorari) perché vi si trovavano molte officine e fondachi d'armi, in allora doviziosissimi, posero a sacco912. S'interpose Francesco Visconte, uomo di somma autorità, e venne fatto in nome di Cesare un proclama, per cui dichiarossi che non si sarebbero mai più imposte taglie, che non si sarebbe castigato alcuno pel tumulto seguìto, né posto quartiere in città per nessun soldato, fuori che la guardia del castello; che nessun Lanschinetto sarebbesi veduto girare per la città, se non per necessità, ed unicamente colla spada e nessun'altr'arme.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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