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      Fu maritata in Milano al signor Ermes Visconti, nobilissimo e ricchissimo, che la lasciò giovine e vedova senza successione. Sposò poi un Savoiardo, monsieur di Celan, uomo degno e benestante; ed essa, dopo qualche tempo, fuggì dal marito e portò seco gioie e denari. Si recò a Pavia e abitò in casa d'Ascanio Lonate, suo parente, ed era in Pavia corteggiata da ogni ceto di persone. Passò indi a Milano. Il signor di Massino, che era venuto dalla Spagna col duca di Borbone, amava madama di Celan; il conte di Gaiazzo era pure nel novero dei suoi adoratori, e quest'ultimo era preferito; per lo che sdegnato, il Massino la abbandonò, né si conteneva di sparlare di lei. Ella, di ciò informata, determinò di vendicarsi colla di lui morte, e animò il Gaiazzo a meritarsi sempre più l'amor suo coll'eseguirla. L'amante non si oppose, temporeggiò, lasciava sperare, ma non volle eseguire il delitto. La Celan, doppiamente sdegnata, cercò di mettere la bellezza a prezzo di un omicidio, e don Pedro de Cardona, figlio del conte di Collisan, giovine valente, accettò il crudel partito e uccise Massino. Il duca di Borbone volle che non rimanesse impunito l'atroce fatto. Madama di Celan fu imprigionata nel castello, regolamente processata e conosciuta rea; una sera il capitano di giustizia andò in Castello con un sacerdote e due monache, le annunziò la morte; essa chiese se con denari si potesse salvarla, e le fu risposto che tutto l'oro del mondo non lo poteva. Le fu troncata la testa sul rivellino del castello, indi nella chiesa di San Francesco stette esposta, e pareva che fosse viva.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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