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      Questa nuova gabella eccitò una tale turbolenza nella plebe di Cremona, che, impugnatesi le armi, furon uccisi molti di quelli che presedevano al governo della città. Accorsero a tempo in sussidio del castellano Paolo Lonato alcune truppe spedite da Milano, le quali sedarono il tumulto, e col supplizio di cinque dei più sediziosi l'ammutinamento ebbe fine. (1532) Ma non così presto cedette il Medici alle sue usurpazioni, mentre poté resistere valorosamente per più mesi; e finalmente dopo l'uccisione di Gabriele suo fratello, e di Luigi Borserio, che comandava le sue navi armate, ottenne ancora dal debole duca il perdono di tutti i trascorsi, trentacinquemila scudi d'oro in compenso delle fortezze che andava a cedere, e la concessione di un feudo di non minor reddito di scudi mille: ed ebbe poi Marignano col titolo di marchese. Dopo quest'accordo, il Medici, nel mese di marzo 1532, si ritirò nel Vercellese. Il castello di Musso, ricovero ed asilo del propotente Medici, fu demolito947.
      L'imperatore Carlo V, informato che Francesco re di Francia non avea deposte le mire di riacquistare lo stato di Milano, si determinò di ritornare in Italia per stabilirvi una lega valevole a frenare qualunque improvviso tentativo. Appena infatti ebbe egli liberata Vienna da una minacciosa invasione dei Turchi, giunse, per la via del Friuli, il 7 novembre, in Mantova, dove splendidamente fu trattenuto per più giorni dal duca Federigo. Vi accorsero sollecitamente ad ossequiare l'augusto Carlo, oltre Alfonso duca di Ferrara, Francesco Sforza duca di Milano, il duca di Albania, Alessandro de' Medici ed altri principi ed ambasciatori, i quali poscia lo accompagnarono alla vôlta di Bologna, nella quale città trovò giunto poco innanzi il pontefice.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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