Ciò fermato, e assegnato lo stipendio al Maraviglia, venne questi a Milano. Egli vi si presentò con uno splendore pomposissimo. Vedevasi usare alla famigliare col duca; sempre alla corte, sempre in sua compagnia in ogni festa o divertimento. L'imperatore ne fu avvisato; ne chiese conto al duca, il quale, sebbene gli facesse comunicare le lettere visibili di raccomandazione, non poté tuttavia togliergli dalla mente il sospetto di una nuova fellonìa. Un gentiluomo di camera del duca, della famiglia Castiglioni, vedendo il Maraviglia con sommo fasto e corredo passare in compagnia del duca, voltosi ad un domestico del Maraviglia, lo investì con parole insultanti il suo padrone. Nacque un alterco, e passato che fu il duca, stavasi per venire alle mani fra i domestici d'una parte e dell'altra. S'interposero alcuni cavalieri. Castiglione negò di aver detta veruna ingiuria, e Maraviglia ne rimase soddisfatto. Il duca comandò che non se ne parlasse più. Ma il Castiglione si pose a passare più volte innanzi al palazzo del Maraviglia, accompagnato da un branco di bravi, coll'opera dei quali una sera attaccò e pose in fuga cinque domestici del Maraviglia. Questi ebbe ricorso al giudice, che promise pronta giustizia, e nulla fece. Castiglione comparve nuovamente ad offendere i domestici del Maraviglia, i quali, prevenuti e armati, si difesero, sì che il Castiglione rimase morto sulla strada. La mattina seguente, che fu un venerdì, giorno 4 di luglio, lo stesso giudice che non aveva voluto prevenire il male, viene, conduce prigione il Maraviglia co' suoi, e pone i domestici alla tortura senza risparmiar nemmeno un povero vecchio sordo, di ottant'anni.
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