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      La domenica notte va il giudice dal Maraviglia, gli fa troncar la testa nel carcere, e fa esporre il di lui corpo il lunedì mattina 7 luglio sulla pubblica piazza. Un parente del Maraviglia corre in Francia, ed avvisa il re dell'insulto fattogli nel suo ministro. Sembra che il duca, sempre sotto gli occhi e la sorveglianza di Antonio de Leyva, non potesse sopportare la meschina figura che faceva, e cercasse pure qualche mezzo per liberarsi da sì umiliante condizione; e a ciò debba attribuirsi la brama di avere un ministro del re di Francia, col quale all'occasione prendere un concerto; ma inopportunamente svelatasi la cosa, siasi il duca ridotto al miserabile partito di tradire atrocemente il dovere più sacro affine di disarmare lo sdegno dell'imperatore952. In fatti Francesco I ne fece altissime querele presso tutte le corti d'Europa, e Carlo V, contento della condotta dello Sforza, decise di stringere seco lui parentado con dargli una sua nipote in isposa.
      Le nozze del nostro duca erano desiderate, per opposti interessi, da tutti i membri della lega: dai principi italiani, perché il ducato non ricadesse al fisco imperiale, come avrebbe dovuto per i patti dell'investitura quando fosse morto il duca senza successione maschile; da Carlo V per rendersi più dipendente lo Sforza, e per isventare i disegni del re di Francia, in cui scorgeva non per anco deposto il pensiero di appropriarsi quello Stato. Parve a Cesare opportuno a tal uopo il matrimonio di Cristina o Cristierna, figlia del re Cristierno II di Danimarca e di Elisabetta d'Austria, e perciò nipote di Carlo V, fratello di Elisabetta.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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