Veggansi le memorie del Langey970, dalle quali anche scorgonsi i discorsi tenuti dall'autore inutilmente per disingannare il marchese. L'imperatore si decise di portare la guerra in Francia; né valsero a rimuoverlo da questo proponimento tutte le ragioni che gli furono opposte concordemente da' suoi generali, tranne il Leyva, per dissuadernelo. Quindi, dopo di aver lasciato all'assedio di Torino il marchese di Saluzzo Gian Giacomo de' Medici, diresse Carlo V le marce in guisa, che l'armata entrò appunto ne' confini di Francia il 25 luglio, giorno di San Giacomo, protettore degli Spagnuoli, giorno in cui l'anno antecedente era giunto nell'Africa e aveva cominciata l'impresa di Tunisi, gloriosamente finita poi. Ciò gli servì mirabilmente per animare i soldati; ma il successo non corrispose all'ardire. I Francesi devastarono la Provenza; onde Carlo V, tuttoché si avanzasse senza contrasto, ritrovossi in paese sprovveduto di tutto. Senza dare un battaglia, in breve cotanto esercito si ridusse alla metà. La fame, le malattie, gli attacchi continui de' montanari avevano cagionata questa diminuzione, senza nemmeno aver tentato l'attacco del campo francese, trincierato verso Avignone. Tra le persone distinte morirono in Provenza di malattia il conte Pietro Francesco Visconte, capitano de' cavalleggeri, in età d'anni 28, il conte Pietro Francesco Borromeo, in età di anni 30, e per ultimo il fomentatore di cotesta malaugurata intrapresa, Antonio de Leyva, che cessò di vivere in Aix di Provenza il giorno 25 settembre intollerandis miserabilis morbi doloribus, omnibus artubus contracti et perpetuo occupatis971, siccome leggesi nella di lui iscrizione sepolcrale.
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