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      Dovette Carlo V abbandonar l'idea di far conquiste in Francia, ripassare le Alpi vicine al mare, e ritornarsene con pochi soldati sani da un'impresa di nessuna gloria e di rovina per un gran numero d'uomini. Ricondotta che ebbe la sua armata nell'Italia, e nominato il marchese del Vasto in luogo del Leyva,
      l'imperatore per mare ritornò nella Spagna. Riuscì però questa guerra assai grave anche al re di Francia, cui costò spese immense e danni incalcolabili, e quel che è più, l'innaspettata morte del delfino Francesco, suo primogenito. Egli era disordinatissimo negli amori e negli stravizzi. Era in cammino per recarsi all'armata nel più cocente della state. Fermatosi a Tournon, dopo di aver giuocato fervorosamente alla palla, stanco e smaniante di caldo e grondante di sudore, bebbe molta acqua fredda, e in quattro giorni di febbre morì. Un onorato gentiluomo modonese, il conte Sebastiano Montecuccoli, suo coppiere, venne accusato d'averlo avvelenato ad instigazione di Antonio da Leyva e dell'imperatore; e a forza di spasimi e di torture fu costretto a confessarsi reo, e venne squartato in Lione per sentenza del 7 ottobre. Furono presenti a tale scempio il re Francesco I, i principi del sangue e tutti i prelati, ambasciatori e signori972: prova della rozzezza de' tempi.
      (1537) Inasprito piucché mai Francesco I contra i Cesarei, non solo ordinò che fosse vigorosamente continuata la guerra nel Piemonte, ma determinossi di recarvisi in persona. Il gran contestabile Montmorenci scacciò gli Imperiali dal posto vantaggioso di Susa, e aperse il passo all'entrata del re.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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