Per far cessare quest'anarchia e sedare un altro forte tumulto dei soldati malcontenti nel seno stesso della città, fu mandato ambasciatore a Cesare Battista Archinto, dottor di leggi975, il quale ne riportò ordine al marchese del Vasto, che, imposta ai Milanesi una taglia di centomila scudi, fossero questi ripartiti alle truppe, parte delle quali dovesse poi essere spedita per la via di Trento ai presidii del re Ferdinando in Ungheria contro i Turchi, e parte a Genova, per unirle alla squadra navale di Andrea Doria.
Sempre rimaneva sospesa l'investitura del Milanese non ricusata mai, né mai decisamente concessa al figlio secondogenito del re Francesco. (1540) Quando, giunta a Madrid l'infausta notizia della sollevazione di Gand, Carlo V, per trasferirsi più sollecitamente nelle Fiandre, pensò di attraversare la Francia, e Francesco I nel compiaque. Nella breve dimora che fece l'imperatore in Parigi diede al re nuova lusinga, pacificato il Brabante, di conferire al duca d'Orleans il ducato di Milano; ma appena ebbe repressa e punita la ribellione de' Gantesi, ne investì il proprio figlio don Filippo, sebbene ancor pupillo, con solenne atto segnato in Brusselles gli 11 di ottobre976. Questa dissimulazione accrebbe il torto dell'imperatore nell'animo di Francesco I, il quale grandemente s'irritò di nuovo per il fatto seguente. (1541) Durante la tregua, essendo tuttora al governo dello stato di Milano il marchese del Vasto, e comandando a' Francesi nel Piemonte il Langei, il re di Francia spedì due ambasciatori, uno a Venezia, e fu Cesare Fregoso, cavaliere dell'ordine di San Michele e cognato del celebre Rangoni; l'altro a Costantinopoli a Solimano II, e fu Antonio Rincon, gentiluomo ordinario di camera del re.
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