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      Imperciocché il papa Paolo III strinse lega con Enrico II, succeduto al trono di Francia, che fu poi cagione per l'Italia di nuove combustioni.
      (1548) I Milanesi, pressoché oppressi dalle imposizioni straordinarie occorrenti per il comandato ristauro delle fortezze ed altri apparecchi di difesa, ebbero occasione di rallegramento a un tempo e di maggiori dispendi per la notizia avuta che il loro principe don Filippo era partito dalla Spagna onde recarsi a visitare i suoi stati d'Italia. Il governatore Gonzaga si accinse tosto alle disposizioni per il solenne suo ricevimento. Formò parte di queste l'abbellimento della città. Allora si vide ampliata la piazza maggiore colla demolizione dell'antica e cadente chiesa di Santa Tecla; si videro riattate le strade, atterrate le logge, i verroni, i palchi e tetti che ingombravano Milano, e impedivano la vista delle contrade. In tale occasione, dice il Bugati985, fu in grandissimo pericolo di esser gettata a terra quella bellissima anticaglia della colonnata del tempio di San Lorenzo986: il che era un troppo errore, anzi fallo mortale; conciossiaché se i grandi uomini, di elevato spirito, spendono le migliaia di scudi per una statua antica, e per un capo solo, ritratto di un qualche Divo o Diva, le centinaia, questa sì ampia di marmo, non solamente non meritava ruina, ma di esser conservata in piedi fino ad una scaglia, ancorché sin qui non vegga animo eroico che, cadendo, la repari, né del proprio né del comune, come né anco molt'altre anticaglie degne di memorie e di ristoro nella città, delle quali non s'ha considerazione per una ignobilità troppo vergognosa.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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