(1555) La guerra co' Francesi nel Piemonte proseguiva alternata da reciproci vantaggi e perdite; ma nel 1555 la fortuna si mostrò più volte contraria agl'Imperiali; né valse l'avere richiamato dalla Toscana il famoso Gian Giacomo de' Medici, marchese di Marignano, per porlo alla testa dell'esercito, poiché verso gli 8 novembre cessò di vivere in Milano pochi giorni dopo il di lui arrivo988. Egli conseguì poscia l'onore di un magnifico sepolcro, che gli fu fatto erigere nel Duomo di Milano dal papa Pio IV, di lui fratello989. I vantaggi riportati dai Francesi non furono senza gravi sagrifizi; quindi gli animi de' monarchi belligeranti si trovarono disposti ad accogliere le proposizioni per un accomodamento, che loro vennero fatte di commissione del papa dal cardinale Reginaldo Polo, arcivescovo di Cantorberì, che poco prima avea riconciliato l'Inghilterra colla Sede Romana. (1556) Ne fu conseguenza la tregua quinquennale conchiusa a Cambrai il 5 febbraio del 1555, secondo l'èra fiorentina e veneta, e del 1556 secondo l'èra comune990. L'imperatore Carlo V colse quest'istante per compire la rinuncia al figlio Filippo II del restante de' vasti suoi dominii insieme colla corona di Spagna e della corona imperiale al fratello Ferdinando I, re dei Romani, d'Ungheria e di Boemia. Quest'atto solenne fu eseguito in Brusselles, donde Carlo V si recò per mare a Vagliadolid nel regno di Castiglia. Bastarono quattro mesi di dimora in quella città per portare al colmo il suo disinganno delle cose mondane, mentre gli si ritardava la corrisponsione degli appuntamenti ch'egli s'era riservati; e rara era la concorrenza dei cortigiani, che nulla più avevano a sperar da lui.
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