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      Nella notte medesima e ne' giorni successivi il governatore fece eseguire le più diligenti e severe ricerche per la scoperta o manifestazione del reo; ma riescì al sicario Farina di rifugiarsi in Civasso nel Piemonte, dove si arruolò nelle truppe del duca di Savoia. Essendosi poi pubblicato un breve pontificio contro quelli che avessero notizie intorno al commesso attentato e non le palesassero, il Legnano e il Mirisio, prevosti di Vercelli e di Caravaggio, temendo di non essere per altra via scoperti (prosegue il citato manoscritto), consultatisi insieme, determinarono di dire ogni cosa all'illustrissimo cardinale, il quale benignamente et con molta carità gli ascoltò nella sua camera et gli promise che, non solo haveria tenuto secreto tutto quello che sopra di ciò gli raccontassero, ma che s'essi ci havevano parte, come ne davano inditio le loro parole, senza nominare li suoi nomi, haveria procurato per loro l'assoluzione di Nostro Signore; ma essi, negando d'havervi partecipazione niuna, accusavano solamente il Farina per malfattore. Et venendo dopo un altro breve di sua santità, che scomunicava ciascuno che per qualsivoglia via sapesse di questi particolari, delegando il rev. vescovo di Lodi per giudice; il cardinal Borromeo, che sapea di questi trattati dalli detti prevosti ciò che si è detto di sopra, dubitando, se non rivelava il fatto, d'incorrere nelle censure di scomunica posta da sua santità nel detto breve, si risolse di far chiamare a sé li detti di Vercelli et Marisio, li quali di nuovo exortò a dire la verità sinceramente, perché li haveva aiutati presso Nostro Signore: et essi negavano sempre.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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