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      Qui si vede che i Francesi, i Romani, gli Spagnuoli imparavano allora il ballo dalla scuola milanese. Pietro Martire, milanese, era il ballerino stipendiato dal duca Ottavio Farnese in Roma sotto il pontificato di Paolo III. Francesco Legnano, milanese, fu stipendiato da Carlo V e da Filippo II, e venne largamente premiato. Lodovico Pavello fu caro al re di Francia Enrico II e al re di Polonia. Pompeo Diobono, pure milanese, era d'una nobilissima e graziosissima figura dalla testa ai piedi, di somma agilità e leggerezza nei movimenti. Il re Enrico II di Francia lo fece maestro del suo secondogenito il duca d'Orleans, che, fatto poi re col nome di Carlo IX, lo amò sempre. Enrico III pure gli confermò le pensioni. Virgilio Bracesco, milanese, insegnò il ballo al re Enrico II di Francia e al primogenito il delfino. Francesco Giovan Ambrogio Valchiera fu preso al soldo del duca di Savoia Emanuele Filiberto, e fatto maestro del principe Carlo Emanuele, suo figlio. Gian Francesco Giera, milanese, fu maestro di Enrico III, prima re di Polonia, poi di Francia, e sempre da lui stipendiato. Carlo Beccaria, milanese, fu maestro della corte di Rodolfo II imperatore; Claudio Pozzo, milanese, maestro stipendiato alla corte di Lorena. Anche in ciò la coltura e l'eleganza cominciarono nell'Italia, d'onde le altre nazioni le presero. Allora il ballo comprendeva molti altri esercizi ginnastici, come volteggiare il cavalletto, la scherma e simili. Il Negri descrive1040 come il giorno 8 dicembre, mentre la regina donna Margherita d'Austria era nel palazzo ducale di Milano, vi si portò con otto valorosi giovani, suoi scolari, ed ivi, alla presenza della regina e dell'arciduca Alberto, fecero mille belle bizzarrie, e fra l'altre un combattimento colle spade lunghe et pugnali, et un altro con le haste, aggiungendovi poi certe altre inventioni nuove di balli.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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