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      Egli fece mettere i parapetti ai ponti della città, tentò di abolire i varii pesi, e di dare al commercio il comodo di un peso uniforme, siccome di abolire le stadere e sostituirvi le bilance; ma non vi riuscì. Col proibire l'esportazione delle armi, rovinò la famosa e ricchissima manifattura di esse1050, al segno di non più risorgere. (1607-1608) Con infelice esito fu pure sotto di lui incominciato il canale che da Milano dovea decorrere a Pavia, ma per non voler credere a chi doveva, et governarsi col parere di chi gli piaceva, fu ingannato, et gittò gran somma di danari1051. Ce ne rimane l'iscrizione senza l'opera, poiché immaturamente da quella si volle incominciare. In essa è detto che con questa insigne opera le acque dei laghi Maggiore e di Como, fin qui condotte, furono immesse nel Ticino e nel Po, fiumi irrigatorii e navigabili, all'oggetto di ampliare, colla facilità delle comunicazioni e del commercio, la feracità e l'abbondanza de' campi, l'industria degli artefici, e la ricchezza pubblica e privata1052. Ciò che nel 1608 fu onorato di una lode gratuita e precoce, si verificò dopo due secoli; e il canale di Pavia, incominciato e proseguito oltre due terzi dell'opera sotto il regno d'Italia, fu dal presente governo felicemente ridotto a compimento.
      La figura del conte era alta, capo piccolo, faccia sanguigna, occhi piccoli e vivaci, e guardatura fiera, voce acuta, stridula e femminile. Vestiva semplice; a mezzodì e mezzanotte pranzava e cenava, e stipendiava cuochi eccellenti.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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