(1626-1629) Dopo il duca di Feria, si succedettero e trascorsero oscuramente don Gonzalo de Cordova, per tre anni, don Ambrogio Spinola Doria marchese de los Balbases, per un anno, e (1630) don Alvaro Bazan marchese di Santa Croce, per tre mesi. Soltanto si rammentano gli editti vincolanti del Cordova ai grani; egli permise quasi il saccheggio de' granai, tassando il prezzo: così credette quel signore di rimediare alla carestia.
Il personaggio più illustre di quel tempo, ad onore di Milano, è un suo concittadino ed arcivescovo, il cardinale Federico Borromeo. Ricco, di pietà soda e senza ostentazione, saggio, prudente, generoso, magnifico, protettore degli studiosi, dotto, giudizioso e laborioso scrittore egli stesso, promosse, non solo gli studii ecclesiastici, che per istituto dovea prediligere, ma altresì ogni maniera di lettere, di scienze e di arti, e rese glorioso il suo lungo pontificato coll'erezione della biblioteca Ambrosiana, stabilita sopra un piano sì esteso, che pochi sovrani pareggiarono, e non ha altro esempio in un privato. Biblioteca doviziosissima di preziosi manoscritti, raccolti con sommo dispendio, non solo dall'Italia, ma da tutta l'Europa, dalla Grecia e dall'Asia più rimota, e cui dotò di sufficienti rendite; aggiunse un collegio di dottori, una scuola di lingue orientali, un museo di naturali curiosità, una tipografia lautamente assortita, anche di caratteri esotici; e un'accademia di belle arti, a corredo della quale cumulò un tesoro di capi d'opera, specialmente di disegno e di pittura.
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