Anche il duca di Savoia, disapprovata altamente la condotta del principe Tommaso, e privatolo de' suoi stipendi e possedimenti nella Savoia e in Piemonte, aderì alla Francia e fu fatto comandante generale delle armi francesi e collegate in Italia. Il governatore di Milano cardinale Albornoz non fu lento a guernire i confini dello Stato, e costrinse pure i Francesi a desistere precipitosamente dall'intrapreso assedio di Valenza. All'opposto, gli Spagnuoli nella Valtellina, benché rinforzati da quattromila fanti e quattrocento cavalli tedeschi sotto il barone di Fernamont, riportarono dai Francesi una grave sconfitta. (1636) In principio del nuovo anno uscì in campo anche il duca di Parma, ma fu respinto con perdita dagli Spagnuoli spediti dal Milanese, associati al duca di Modena Francesco I. In questo apprestamento di un vasto incendio, che minacciava tutto all'intorno lo stato di Milano, l'interposta mediazione del papa Urbano VIII e di Ferdinando II, gran duca di Toscana, riuscì a conciliare una tregua, che fu seguita da una pace effimera, mentre, per il pretesto del compenso dei danni recati dagli Spagnuoli nel Parmigiano e nel Piacentino, il duca di Savoia e il maresciallo di Crequì invasero nel mese di giugno il Pavese e il Novarese, e passato il Ticino, spezzarono il grand'argine, per cui da quel fiume si conduce a Milano il naviglio Grande; onde la nostra città ne fu costernata. Il governatore marchese di Leganes si oppose ai nemici a Tornavento, ove, il 23 di quel mese, seguì un sanguinoso contrasto; e benché la vittoria fosse rimasta indecisa, l'effetto ne fu che i Francesi e i Savoiardi di là a pochi giorni si ritirarono.
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