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      L'allontanamento di quell'ambizioso governatore, se sparse di qualche balsamo le esulcerate piaghe della misera Lombardia, non valse a impedire il nuovo incendio di guerra che si suscitò tosto dopo il ritorno del duca di Modena da Parigi, ov'erasi recato appena fu sano della sua ferita. Prima impresa de' collegati fu l'investire Valenza sul Po, che, ostinatamente difesa, dovette arrendersi il 7 di settembre. (1658) Nei due anni successivi, stando le armi spagnuole unicamente sullo schermirsi, molti danni sofferse lo stato di Milano dalle scorrerie nemiche; quando, nel 1658, l'accorto ed audace duca Francesco venne in risoluzione di condurre la sua parte d'esercito, che consisteva in settemila fanti e cinquemila e ottocento cavalli, a' quartieri d'inverno sul Mantovano. Il duca di Mantova, sorpreso all'improvviso, invocò e ottenne dal governatore di Milano qualche soccorso di truppe, ma insufficiente; laonde fu costretto a stipulare la propria neutralità, ciò che l'espose alla collera dell'Imperatore e lo privò del titolo di vicario dell'Impero. Resi sicuri per questa convenzione dal lato del duca di Mantova, i Gallo-Estensi minacciarono di penetrare nel cuore della Lombardia col passaggio dell'Adda, fiume distante sole dieciotto miglia da Milano. Il governatore munì in fretta le fortezze di Pavia, Lodi, Pizzighettone e Cremona, e fortificò varii posti sul fiume tra Lodi e Rivolta, e da Castelleone a Cassano. Le acque della Muzza, spezzato l'argine, furono travolte in Adda per ingrossare il fiume.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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