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      L'imperatore oppose a questo fatto la pubblicazione di un manifesto, in cui dimostrava la prevalenza delle sue ragioni, intanto che dalle due parti preludevasi all'imminente guerra coi più formidabili apparecchiamenti.
      I Gallo-Ispani, avendo per generalissimo il duca di Savoia, sotto il comando del maresciallo di Catinat, marciarono alle rive dell'Adige per opporsi all'esercito imperiale, che, sotto gli ordini del principe Eugenio di Savoia, giovane in allora di circa trent'anni, si avanzava rapidamente. L'opposizione riuscì inutile, poiché il principe Eugenio, lasciato il nemico in disparte, per strade credute impraticabili, discese senz'ostacolo, il 9 luglio, nella pianura veronese, e dieciotto giorni dopo, valicato il Mincio, si stese nelle ubertose campagne del Bresciano, e mise a contribuzione lo Stato di Mantova. (1702) Il maresciallo di Villeroi, mandato in successore al Catinat con un rinforzo di nuove truppe, trovò gl'Imperiali trincerati a Chiari, e volendo forzarli, fu battuto colla perdita di circa diecimila uomini tra morti, feriti e prigionieri; indi, appena uscito da' quartieri d'inverno, si lasciò sorprendere e far prigione in Cremona, benché gl'Imperiali non abbiano potuto riuscire ad impossessarsi della città. Nuovi rinforzi vennero spediti di Francia col principe di Vendome, al quale tenne dietro lo stesso re Filippo V per dar maggior vigore alle offese colla sua presenza. Corteggiato dal governatore principe di Vaudemont, egli fece il suo solenne ingresso in Milano il 23 giugno, e dopo pochi giorni si trasferì al campo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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