Il principe Eugenio, coll'usata sua celerità, per la via di Roveredo si condusse sul territorio di Brescia prima che il nemico si fosse trovato in tempo d'impedirglielo. I due eserciti si scontrarono il 16 agosto a Cassano, dove seguì un'aspra ed ostinata battaglia, della quale sì l'uno che l'altro si attribuirono la vittoria. Ne fu bensì effetto che nessuna impresa importante venne più tentata da essi per il resto dell'anno. (1706) Anzi il principe Eugenio, dopo un fatto sfavorevole sostenuto a Lonato al principio della nuova campagna, stimò prudente di ritirarsi sul Tirolo, finché, raggiunto dagli aspettati rinforzi, ripassò l'Adige il 6 di luglio con un esercito di trentamila uomini. Quasi contemporaneamente il duca Luigi d'Orleans, nipote del re, e il maresciallo di Marsin, successori del duca di Vendome, ch'era passato al comando dell'armi francesi in Fiandra, giunsero al campo che assediava Torino, e di là scesero nel Mantovano, dove il principal nerbo del loro esercito erasi concentrato. Il principe Eugenio trasse abilmente partito dalla esitazione che suole preoccupare i corpi guerreggianti al mutarsi del supremo capitano, e posto il Po di mezzo tra esso e la maggior oste nemica, giunse al Finale di Modena, entrò vittorioso in Reggio, e a grandi marce giungendo in Piemonte verso la fine d'agosto, congiunse il florido esercito alle poche spossate milizie che rimanevano al duca di Savoia, di lui cugino. Parve all'audacia e alla fidanza francese indecoroso di levar l'assedio di Torino senza tentare la sorte di una battaglia, e questa avvenne il 7 novembre.
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