Il re di Francia Luigi XV, il re Filippo V di Spagna e il nuovo re di Sardegna Carlo Emmanuele si collegarono, il 16 settembre, con segreto trattato di alleanza contro la maestà cesarea; e fu questo talmente segreto, che gli armamenti intrapresi dal re sardo si riputarono in Vienna fatti in difesa propria e dello Stato di Milano contro i Francesi, al segno che, avendo lo stesso re chiesto di estrarre dal Milanese circa trecentomila moggia di grano, dai ministri imperiali fu tosto ordinato che vi si acconsentisse. E in quest'erronea opinione stettero così ostinati, che quando il conte Daun, chiarito dall'inviato cesareo in Torino della contratta lega, della quale il re di Sardegna era stato eletto generalissimo, ne diede avviso alla corte, non fu creduto. Spedì corrieri, spedì suo figlio, tutto fu riguardato e deriso come un sogno e un terror panico del governatore; e la procella sopragiunse tanto precipitosa, che appena egli ebbe tempo di porsi in salvo, rifugiandosi a Mantova il 22 ottobre. A tale inaspettato sconvolgimento tutti i ministri e il paese furono in costernazione. I sessanta decurioni di Milano si radunavano ogni giorno: si destinò la milizia urbana alla custodia delle porte della città, si fece una processione a Sant'Ambrogio, e si concertò come avevasi a far buon viso ai nuovi padroni. Il 2 novembre i delegati di Milano rendettero omaggio al re di Sardegna presso Abbiategrasso, accolti con distinzione, avendo voluto che si coprissero; e furono tenuti due ore con lui, mentre sfilavano otto battaglioni francesi e quattro savoiardi destinati ad occupare la città. Dopo la presa di Pizzighettone, l'11 di dicembre, il re fece la solenne entrata in Milano, e due giorni dopo vi giunse il maresciallo Villars, che avea ottantatré anni.
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